giovedì, aprile 02, 2015

Profondo Giallorosso?




Tocca dire due parole. Non si può posticipare oltre.


Perchè ad un certo punto tocca trovare un senso o almeno un colpevole. 


A Cluedo so' sempre stata una pippa ma vediamo se passando di stanza in stanza troviamo l'arma del delitto o il colpevole.



L’ALLENATORE

Ora, è vero che in campo non scende lui e che i gol a porta vuota non è lui a sbagliarli però è pur sempre l’allenatore, non può essere privo di responsabilità.

  1. Gli allenamenti:  non ci si può allenare un’ora e mezza al giorno. Non basta. Capisco che abbiate tutti di meglio da fare ma in termini quantitativi faccio più sport io che i giocatori ed io non riuscirei a correre per più di 15 minuti in un campo da pallone. Correre non più di 15 minuti in un campo di pallone...ecco, questa mi pare di averla vista
  2. La disciplina: io lo so che l’amore è una cosa meravigliosa, che il mondo è tutto rosa e che siamo tutti amici perchè la vita è bella. Ma no. Non si può essere schiavi degli ormoni. Non siamo tutti amici: tu sei il capo, loro i giocatori. Questi so’ atleti, non stanno in gita scolastica a Roma. Più disciplina. Chi sbaglia paga. Chi rompe, paga. Chi non gioca, esce. Chi gioca contro, ciaone.
  3. Le scelte: è il problema delle ossessioni. Tipo quella della Champions. Il vero punto di svolta di questo campionato, e continuerò a ripeterlo in eterno, è stata la partita con il Sassuolo. In conseguenza del risultato della Juve della sera prima, quel Sabato doveva stracciare il foglietto, buttare l’Ipad e riscrivere la formazione mandando in campo la migliore Roma disponibile e sperando che col City il martedì dopo non si fossero stancati troppo. Perchè seppure fossimo passati in Champions (e ribadisco, dopo il famigerato tweet, seppure) saremmo andati avanti quanto? Un turno? Su, siamo onesti. Ma se invece fossimo andati a pari punti con la Juve il Sabato sera e il Martedì fossimo usciti con il City (cosa che era scritta dal tweet di Settembre) probabilmente l’avremmo presa tutti un po’ meglio e con uno spirito diverso. Poi con i se e con i ma non si fa la storia ma la sensazione è che avremmo visto un’altra storia. Ah, parlando di scelte...a volte si possono fare cambi anche prima del 70mo e magari togliere Gervinho. Così. Un’idea buttata lì.
  4. L’umiltà. Dopo la partita con la Juventus d’andata, per lungo – troppo  - tempo, la colpa delle nostre amnesie è stata data al sistema, ai gufi, alla sfiga, alle congiunzioni astrali e non ai giocatori e al gioco stesso. Vinceremo lo scudetto non si dice per principio, ma dirlo davanti a quella squadra era allontare le responsabilità e peccare un pizzico di presunzione. E da che mondo è mondo, ste cose ti tornano sempre indietro. Sempre. Per l’appunto

I GIOCATORI

Be’ qualche colpetta direi che ce l’hanno anche loro e anche più d’una.

  1. Lo stile di vita: sembrerebbe (e girano su Internet diverse foto a riprova) che lo stile di vita dei nostri baldi giovani non sia propriamente quello da atleti. Vodka, discoteche, festini vari al Room26 e dintorni perlomeno non credo che siano nel manuale del giovane calciatore professionista o non nella versione che ho in mente io. Io capisco perfettamente che siete giovani in media di 25 anni a cui hanno dato in mano milioni di euro nella città più bella del mondo ma no, non mi fate alcuna tenerezza. Diciamo che avete tutta la vita per godervela sta città e i suoi divertimenti e le vostre giornate future: adesso avete tutto il dovere di non farmi andare di traverso le mie giornate presenti.
  2.  I fondamentali del pallone: ecco, qui conto sul vostro orgoglio. Non posso pensare che, per quanto fatti di alcol, droga e rock ‘n roll, siccome pare siate alcuni dei migliori del circondariato, non siate in grado di dare due calci al pallone meglio di altri che per sapere chi sono li devi cercare su wikipedia in una voce che ha scritto lo zio di primo grado. Suvvia. Date una botta all’autostima. Sono certa che con un minimo di impegno ce la possiate fare a ricordarvi le regole base e i movimenti.
  3. Non so quanto siano voci di corridoio e quanto puro gossip ma nel dubbio ve lo dico: farsi la donna dell’allenatore non è mai una buona idea.
  4.  Calci d’angolo: ve ne prego. Fate un summit, un ammutinamento, decidete un segnale, fatevi di metadone se vi manca troppo, ma i due tocchetti sul calcio d’angolo no. 

SABATINI

Non posso pensare che si sia rincoglionito tutto insieme. Da fumatrice non posso nemmeno pensare che sia arrivato al livello massimo di nicotina consentito dal cervello umano.  Ma l'ha detto da solo, qualche errore lo ha fatto pure lui. A partire dai rinnovi facili, però. Con gli aumenti facili. E con quelli non dati. Perchè lo scorso anno era da vendersi Pjanic e tenersi Benatia anche ipotecandosi la villa a Casal Palocco.
Poi forse sarebbe il caso di rifare qualche corso sulla negoziazione perchè è vero che Naingolaan è bravo ma già avevamo Astori, pure Ibarbo mi sembra troppo. Al limite vediamo di fare un accordo per pecorino e vermentino se proprio ancora dobbiamo prendere qualcosa.
Di Doumbia non so che dire. Mi pare Dahlin con gli zoccoli del Dr Schol ai piedi. 


LA SOCIETA’

  1.  La presenza: probabilmente c’è qualcosa che non funziona. Servono regole. Serve controllo. Servono commi, direzioni e punizioni. Deve finire l’era dell’anarchia. Se qualcuno sbaglia, arriva in ritardo, manda a quel paese l’allenatore, attraversa la strada non sulle strisce multe e strategie punitive. Serve mettere in riga tutti. Compratevi un delatore, una webcam, quello che volete ma sono sempre i ragazzini di 25 anni di cui sopra. Li avete avuti 25 anni? Ecco, be’, vedete voi.
  2. Le regole: di comunicazione soprattutto.  Regole su cosa si può o non può postare, con chi e in che occasione tocca farsi fotografare. Come sopra. Indirizzi precisi e il primo che sgama dietro la lavagna. E se poi fanno un Roma-Fiorentina-3azerosottoinventiminuti (uguale a Roma-Cagliari-dueaquattropaperacompresa o a Genoa-Roma-quattroatrequandovincevitreazero) perchè gli gira male, tutti in ritiro H24 a pasta al pomodoro e acqua per 7 giorni. E magari qualche giro ginocchioni sui ceci.
  3. Cambiate il social media manager: lo so, siete americani, magari più sportivi. Forse un giorno lo saremo anche noi ma se ci chiedete chi è il migliore in campo dopo Roma-Sampdoria ci rode il culo.

LE RADIO

Basta. Smettela di aizzare le piazze contro uno e a favore dell’altro. Parlate di pallone se volete ma inserite rubriche diverse che so, puntate su una rubrica di cucina, dice che va molto ultimamente.


I TIFOSI

E’ ora di crescere. 
Tutti. 
Punto 1: Basta innamorarsi dei giocatori. Sono dipendenti di una società deputata a farci divertire la Domenica (o in altro giorno disposto da mamma Sky). Punto. Se se ne vanno lasciamoli andare, facciamoci forti, basta scenate. Sono davvero mercenari, se no giocherebbero gratis gloria et amore Romae.
Realizziamo questo punto e forse non sarà più facile ma più semplice.
Punto 2: Se tifiamo perchè tifiamo e basta allora mandiamo in campo la Primavera tanto è solo l’onore della maglia. 
Non prendiamoci in giro. 
Siamo sicuramente i più presenti, pazienti e innamorati ma sono convinta che non ci voglia una seduta su un lettino dello psicologo per sapere che se stiamo lì tutte le domeniche è anche sperando che prima o poi vinceremo qualche cosa, non foss’altro per statistica. 
Punto 3: E’ vero, siamo belli, i più belli di tutti ma magari 4 fischi dopo Roma-Bayern invece di "vinceremo il tricolor" ci stavano, ecco tutto. Che poi se ci prendono per il culo un po' ce lo siamo meritato.
Punto 4: gentilissimi occasionali, meno, anche meno.


Detto questo o siamo tutti un po' colpevoli o l'assassino è il maggiordomo: per cui troviamolo e risolviamo al volo.


Ma ci sarebbe una piccolissima questione che mi sta a cuore.


Vorrei evitare che dopo il 26 Maggio mi facciate andare di traverso anche il 24. Ecco. 

Decidete. Arrivate 4 punti sopra o quattro punti sotto ma fatemi stare serena.


Intanto Sabato saremo di fronte ad uno dei nostri pezzi d’autore migliori. 
Il Napolidopolapausa.
Sceneggiatori dell’orrore già stanno prendendo accordi con la società per la prelazione. 


Già lo vedo: “Profondo Giallorosso”.   
Nelle migliori sale a partire dal 4 Aprile.

Ve ne prego, anche no. 
Boicottiamo il cine-colombone di Pasqua.

mercoledì, febbraio 11, 2015

16 modi di dire Verde




Verde Menta: perchè laddove non può il borghetti tocca buttarsi sulle gradazioni alcoliche di un mojito, accompagnato poi da uno xanax dice che funziona meglio. 
 

Verde Acqua: come quella che fa la nostra difesa.


Verde Limone: che è astringente e ultimamente c'è da farsela sotto spesso e volentieri.

Verde Prato: ve lo ricordate il prato? Quello dove si dovrebbe correre avanti e indietro (e magari sulle fasce qualora capiti)

Verde Petrolio: che serve un po' di benzina. Ah, se serve.

Verde Palude: che sembra proprio che sul gioco ci siamo impantanati.

Verde Pallido: come il nostro attacco.


Verde Bottiglia: fondo di bottiglia. Fondo. Di.

Verde Acido: come quello che abbiamo nello stomaco.

Verde Olivastro: come il colore che ci sta venendo per l'acidità di cui sopra.

Verde Mimetico: come il gioco che esprimiamo perchè non c'è altra spiegazione se non la mimetizzazione se non vediamo più quello espresso fino ad Ottobre.

Verde Arlecchino: che la storia che compri Ibarbo che deve sostituire Iturbe e poi si rompe per un periodo uguale o maggiore fa tanto scherzi a parte e Carnevale. 

Verde Smeraldo: materiale prezioso > avorio > Costa > Gervinho > te prego torna 

Verde Speranza: non ci resta che affidarci a questa.

Verde Primavera: ci rimane solo quella a cui attingere, un bollettino medico che tocca fare le convocazioni su Facebook per mettere insieme un 11 completo. 

Verde Daniele: anni 18, dalla primavera di cui sopra. Che entra in campo con quella strana presunzione di dire "scusate, che giochiamo a pallone? Sapete, quel gioco in cui l'obiettivo è tirare dentro la porta e segnare un gol in più dell'avversario". La voce dell'innocenza. Un po' come i bambini che tirano fuori quelle perle di saggezza che quando le senti dici "ma com'è che non ci abbiamo pensato prima?". Giocare a pallone. Tirare in porta. Tiè pure segnare se capita. E vincere a Cagliari per due anni di seguito.

16 modi di dire Verde (citando il titolo di una canzone di Niccolò Fabi).
Verde. 
Speranza, Primavera, Daniele. Fate voi ma è Verde.
Come ai semafori.
Noi vi suoniamo il clacson ma voi ingranate sta marcia e andate avanti. 



martedì, febbraio 03, 2015

L'involuzione della specie

Dunque dunque dunque.
Mumble mumble mumble.
Tacci, tacci, tacci.

Quanto sopra riassumerebbe serenamente il mio pensiero sulle ultime partite.
Ma cercherò di andare oltre all'inconsapevole haiku anche se tutte le parole che mi vengono in mente credo siano da fascia oraria protetta.

Però ci ho pensato tanto questi giorni.
E rileggendo le ultime pagine scritte mi rendo conto che era tutto previsto, con buona pace del teorema del limite centrale.

Facciamo un attimo il punto.
Ci ritrovammo a Novembre dello scorso campionato a capire il nostro personale Sliding Doors
Quello che sarebbe accaduto prendendo il treno e cosa invece successe perchè quel treno lo perdemmo.
Fu poi necessario, qualche tempo dopo, analizzare invece il rebus dell'inquisizione spagnola per realizzare che la Gwineth Paltrow fica ci aveva rimesso le penne e quella più sfigata doveva imparare dal suo più grande fallimento.

Ed ironia della sorte, rileggendo e rileggendo, la frase che mi ha colpito è stata 

"Il Sassuolo è stato il punto di ricongiungimento della nostra storia"

SBADABUM.

I SerpeVerde. Sempre loro.

Ora cerchiamo di seguire un ragionamento logico per spiegare quanto di illogico questa squadra sta dimostrando applicando le premesse di cui sopra.

Siamo stati fichi per un bel po'. 
Lasciato il fedifrago traditore, eccoci con capello corto e biondo, lavoro di successo, un uomo incontrato per caso che si rivela l'amore della nostra vita a riprendere in mano la nostra esistenza.
Poi ad un certo punto, come nei migliori paradossi temporali di Zapotec e Marlin, le due realtà parallele si sono dovute incontrare e sovrapporre per riprendere un unico flusso.
La fica col capello biondo è drammaticamente morta lasciando alla più scialba il compito di ribaltare la propria vita. 
Della serie: "Bella de casa, ora ti ho fatto vedere come si fa, vedi un po' che devi fare".
Le porte dell'ascensore si chiudono e lei si trova a tu per tu con quello che il destino ha deciso essere la sua possibilità di essere felice.
Logicamente quello che dovrebbe succedere dopo è talmente ovvio da sembrare scontato.
Lei dovrebbe accannare l'ex traditore e fedifrago che purtroppo è sopravvissuto nella dimensione temporale, cominciare a frequentare quest'uomo gentile, intelligente e completamente perso per lei e finalmente dare inizio alla sua felicità.
Ecco. 
Questo quello che dovrebbe succedere logicamente. 
Infatti, effettivamente, quanto sopra non è quello che è successo, ma quello che speriamo che succeda quando la parola The End appare sullo schermo.
Come spettatori di questo film, speriamo sempre per il lieto fine. 
Anche solo di immaginare che si  lotterà per averlo.
Siamo degli inguaribili romantici, non ci sta niente da fare.

Ma, se il sillogismo funziona e se Gwineth è la Roma, senza che venga fatto un sequel di Sliding Doors, vi posso dire, senza timore di smentita, che non è successo nulla di tutto ciò.

La nostra Gwineth, seppur cosciente di poter ambire a qualcosa di più è ricaduta nel conforto dei vecchi schemi. 
Magari avrà accannato l'ex per un po' e frequentato il nuovo amore, sarà andata dal parrucchiere 2 o 3 volte, avrà cercato di avviare la sua società. 
Poi ad un certo punto si sarà stufata della ricrescita e della tinta ogni mese, avrà avuto il terrore della libera professione, l'ex sarà tornato pentito dichiarando amore eterno.
E lei ci sarà ricascata di nuovo.
Sarà tornata al triste caschetto con la frangia.
Avrà abbandonato l'uomo della sua vita ed una felicità futura ma incerta per un flebile e confortevole ricordo di una felicità passata  ma certa.
Avrà scelto un lavoro ministeriale per non rischiare di rimanere col culo per terra.
Avrà scelto di non avere quell'adrenalina da nuove scoperte ma di tenere il lexotan del conosciuto.
Questo ha fatto Gwineth, fidatevi.
Ha scelto un passato dove era stata felice forse 14 anni fa per non vedere se nel futuro poteva essere felice domani.
Ha messo la testa a posto. 
Via grilli ed elastici colorati.

E così abbiamo fatto noi.
Belli e piacenti per più di uno scorcio di campionato.
Ad un passo dall'abbandonare il nostro ex storico (il secondo posto) per poter cercare di raggiungere l'uomo della nostra vita (lo scudetto).
Pronti a buttare sangue e sudore per quell'obiettivo per un po' per poi preferire un po' di affanno in meno ma la calma e la serenità che il non avere ambizioni comporta.
Tutte le volte che eravamo lì per saltare, ecco l'ex pronto a farci l'occhiolino e, si sa, da sempre gli ex tornano sempre quando sei pronto a lasciarli andare giusto il tempo di tirare quel guinzaglio che non vediamo ma sta sempre lì a tenerci legati. 
E, altrettanto da sempre, non opponiamo resistenza e facciamo quel passetto indietro così velocemente che ci dimentichiamo la fatica per farne anche solo mezzo avanti. 
Siamo quelli forti a parole. 
Abbiamo scelto di tornare dove eravamo prima che le porte del treno si chiudessero.
Di non provarci nemmeno a vedere se potevamo essere qualcosa di più. 
Di scegliere il rasserenante conforto che ti dà la terra di mezzo, quella dove sei non troppo in alto per precipitare nè troppo in basso per affondare.

Facciamocene una ragione, mia cara Roma.
Noi non siamo una donna spregiudicata che sta bene senza trucco e con le ballerine ai piedi, una di quelle che comunque vada cascano sempre in piedi. 
Noi dobbiamo fare un salto dall'estetista, cercare se possibile qualche centimetro in più e alla fine siamo gente di cuore, pure troppo e se le cose possono andare in un verso sicuramente sarà quello contrario.
Noi le cose ce le dobbiamo sudare. E non ci possiamo permettere di riposare.
Ci si nasce. Non ci si può far niente.
E' l'evoluzione della specie.

Secondo Darwin l'evoluzione di cui sopra nasce dalla selezione naturale e dalla lotta continua per la sopravvivenza dove sopravvivono solo gli individui più adatti. 
Qui più che altro c'è solo l'involuzione della specie e chi non si evolve non fa una bella fine, credetemi.
Per cui, visto che non ci siamo nate, o cerchiamo di essere giraffe col collo lungo o moriremo di fame nei secoli dei secoli. Amen.