giovedì, dicembre 11, 2014

E anche stasera...

(Dopo una lunga latitanza. Interno Giorno)

Mi ero ripromessa che non avrei scritto nulla fino all'11 Dicembre.

Soprattutto dopo il rovinoso tweet del Social Media Manager dell'As Roma che praticamente ha avuto lo stesso effetto che ebbe quello che mentre entravo al cinema a vedere "I soliti sospetti" disse "il colpevole è lo zoppo". 
Praticamente come vedere un film fichissimo sapendo già come va a finire.
Che Dio lo abbia in gloria e che venga messo al rogo a Campo de' Fiori. 
Immantinentemente. 
Lui e quello del cinema visto che ci siamo.

Ma se ieri avevo una sensazione addosso era proprio quella di vivere una giornata come ne ho vissute tante nella mia vita da tifosa. Con l'invariante che sono tutte finite a cazzo. Tutte. 
Pure quella di ieri.
La coerenza nella vita è importante.

Cominciando dalla finale di Coppa Uefa con l'Inter, la finale con il Torino, lo Slavia Praga, la partita di Venezia, la Sampdoria per non citare la famosa coppa in faccia. E ne ho tralasciata qualcuna. E mentre ripercorrevo la lista ieri con papà prima di entrare allo stadio, il laconico commento è stato "E meno male che non ricordi nitidamente Liverpool e Lecce".

30 anni di giornate in cui siamo artefici del nostro destino e cadiamo sempre nel solito, esatto, identico errore.
Ci caghiamo sotto.

Ieri sera come Sabato con il Sassuolo. Stiamo sempre lì e poi, invece di prenderci ciò che ci spetta, ci ritroviamo sempre a sperare in un passo falso degli altri. 
Per poi vederli festeggiare, nella maggior parte dei casi sempre a casa nostra. 
Perchè a noi, oltre ai danni, piacciono anche le beffe.

Ma voglio dire: se anche Ron Moss ha lasciato il ruolo di Ridge potremo pure noi lasciare quello di eterni secondi, no? Se ce l'ha fatta lui sono certa che ce la possiamo fare anche noi.

L'uscita dal girone, pur difficilissimo, ce la siamo cercata. Non tenendo palla a Mosca per 30 maledetti secondi e puntando ieri allo 0-0 visto che Marte, Plutone e Giove si erano allineati a Monaco.
Il pareggio con il Sassuolo ce lo siamo cercato non cambiando una formazione evidentemente sbagliata per come la partita si era messa dopo pochi minuti perchè ci si doveva riposare per la coppa.

E a chi mi dice: va be', ma che vuoi, ma te lo ricordi come stavamo due anni fa.....

Ve lo dico chiaro cosa voglio:
Voglio vincere.


Abbiamo tutte le carte per farlo.

Però mi sembra che ormai riparafrasando Roberto Carlino non vendiamo realtà ma solidi sogni. Infranti.

Quelli del tipo vinco con il Sassuolo, pareggio in coppa e passo.
Ah no, ho pareggiato con il Sassuolo ma tanto vinco in coppa e passo.
Ah no, ho pareggiato con il Sassuolo e ho perso in coppa e non sono passato.
Ah, se avessi vinto con il Sassuolo.

Fondamentalmente stiamo sempre con la testa una partita avanti e con i punti una partita indietro.

Che poi anzi. 
Ritratto. 
Non è che voglio vincere. 
Cioè, detta così pare brutta. 
Sì, voglio vincere ma se non vinco voglio vedere una squadra che ci prova fino alla fine.
Che ci crede.
Con volontà.
Con cattiveria.
Cor veleno.

L'anno scorso abbiamo perso due scontri diretti su due e sbagliato tutte le partite importanti. Ma quando siamo usciti dalla Coppa Italia tutti a dire "meglio, nel periodo della finale saremo concentrati sullo scudetto, meglio così". E infatti nella concentrazione di Maggio siamo riusciti a perdere con Juve, Catania e Genoa per non farci mancare niente. E a farci prendere pure per il culo da Osvaldo. Danni e beffe. L'ho già detta mi pare.

E forse un po' siamo noi. 
Perchè è vero che in campo scendono loro ma se ci chiamano dodicesimo uomo in campo forse un po' di colpa è pure nostra.
Ieri sera al solito un grande pubblico. 
Sono la prima ad applaudire la squadra. 
"La Roma non si discute. Si ama." 
E' il primo comandamento.

Ma ecco, vengo a dire che se alla fine da pazzi invasati cominciamo a cantare a ripetizione ai ragazzi sotto la curva "Vinceremo il tricolor", non è che li stiamo caricando un pizzico troppo di responsabilità? 
Che poi se non succede sai che palle.
Poi dici perchè al momento giusto si cagano sotto.
Basta chiacchiere.
Basta tre punti in tasca prima di giocare.
Basta sapere già cosa succederà a Maggio. Che già è difficile sapere che succederà domenica che non ce la portiamo da casa.
Basta.
Piedi per terra.


Basta Sogni
Daje di SOLIDE REALTA'.

Perchè se no, a forza di farsi i film, avremo sempre la stessa sensazione.

Che anche stasera.....


martedì, luglio 22, 2014

A grande richiesta. La maledettissima asticella - 2 anni dopo

Mi hanno chiesto se oggi scriverei lo stesso capitolo del libro.

E se ci sono altre categorie da aggiungere.

La risposta è sì per entrambe.

Riporto la versione praticamente integrale del capitolo, le aggiunte sono qua e là.

E per chi non lo avesse letto, sereni....non vi sto svelando alcun finale!

Gli uomini (la maledettissima asticella)


 Gli uomini: l’altra metà del cielo. Ci sarà un momento in cui vorreste cancellarli dalla faccia della terra. Comprensibile, plausibile ma maledettamente sbagliato.
 
Gli uomini sono una parte di questo mondo, volenti o nolenti, ne saremo sempre attratte.  Perché ci completano.

Con il Simposio di Platone ci hanno massacrato, la storia della mela, la perfezione, l’estenuante ricerca della metà: però, forse, un minimo di fondamento ci deve essere se ci continua ad ossessionare dopo millenni.

Sarebbe facile dire che siamo completi anche da soli. L’importante è capire che ci possiamo bastare da soli. Ma nonostante il nostro perseverare, facciamocene una ragione, saremo sempre tesi alla ricerca della metà che ci completa.

Ma questo, perdindirindina, non vuol dire andare alla ricerca di una metà e basta. Di quelle ce n’è in abbondanza. La ricerca della metà che ci completa, questa è cosa ben diversa.  E’ la sottile differenza tra essere e apparire. E’ il sottile confine tra essere una mela tonda e perfetta e un ibrido tra arancia e mandarino. 

La ricerca della metà della mela è cosa buona e giusta. L’accontentarsi di un torsolo o di un frutto geneticamente modificato è tutt’altra storia.

Allora gli uomini fanno parte del nostro mondo, esercitano un’attrazione magnetica difficilmente modificabile. Tutto sta a capire quali siano giusti e quali siano sbagliati. Per noi. E quel noi può contenere un’infinità di variabili diverse. 

E quindi si tira su la maledettissima asticella, sotto la quale niente deve essere considerato.


Ci sono persone che possono scegliere di continuare, di vedere cosa c’è dopo ed hanno il DOVERE di non scendere mai sotto l’asticella. Ed il compito più difficile sarà decidere a cosa si può rinunciare, quali sono i compromessi che siamo disposte a fare e cosa è imprescindibile, cosa non possiamo perdere per non perdere noi stesse.

Una volta deciso questo, qualunque uomo che non ricalcherà questa mappa mentale vi apparirà immediatamente contornato da segnali luminosi e sonori, vedrete nitidamente la scritta “Pericolo” lampeggiare ad intermittenza sulla sua testa.

Il che non vuol dire chiudersi al mondo... qualcuno dirà che stiamo sognando ma dipende da cosa faremo: se cerchiamo l’uomo perfetto ovviamente non lo troveremo (anche perché non esiste, così come siamo imperfette noi) ma se cerchiamo l’uomo perfetto per noi, l'imperfetta perfezione degli imperfettamente perfetti, qualche chance in più l’avremo di sicuro.
Perché siamo anche noi piene di difetti, con le nostre idiosincrasie, i nostri punti fermi e le nostre valigie pesanti di ricordi, paure e timori. 


Il mondo è pieno di gente giusta che si incontra nel momento sbagliato e di gente sbagliata che si incontra nel momento giusto.
Ne è piena la letteratura e la filmografia e ne sono piene le aule dei tribunali e le casse degli avvocati divorzisti.
Ma c’è quella flebile possibilità che, per alcuni, non per tutti, le persone giuste si incontrino nel momento giusto. 

Per quanto riguarda, invece, incontrare le persone sbagliate, su quello si possono tranquillamente giocare i soldi alla SNAI.

Durante questi anni mi è capitato di poter osservare direttamente o indirettamente diversi esemplari che sintetizzerò qui di seguito:



IL VORREI MA NON POSSO

            L’uomo vorrei ma non posso è un uomo molto poco sicuro di sé che è molto attratto da voi. Solitamente vi riempie di complimenti, vi lascia capire che, se solo volete, sarà vostro ma mai e poi mai vi inviterà ad uscire, completamente succube della paura di un rifiuto. Vi manda chiari segnali ed attende fiducioso che siate voi a prendere in mano la situazione. Un uomo così vi potrebbe amare incondizionatamente ma sarete sempre voi a trainare la storia, cosa molto divertente nei primi tempi ma che alla lunga diventerà una spada di Damocle. Evitabile, se possibile, a meno che non si sia a un passo dal suicidio.



IL POTREI MA NON VOGLIO

            L’uomo potrei ma non voglio invece è un uomo molto sicuro di sé, tenebroso quel che basta, solitamente uscito da una storia di dieci anni e che ha deciso che non si impegnerà mai più. Vola di fiore in fiore credendo di esser fuori dagli schemi, di avere la situazione in pugno. Vi cercherà e vi allontanerà perché in un qualche modo attratto da voi e non riuscirà ad ammetterlo a se stesso. Vi dirà di non volere impegni ma alla fine invece si impantanerà in una storia con una donna molto semplice, probabilmente con il nome da shampista e un livello intellettuale medio-basso (più basso che medio) perché gli darà la sensazione di controllare la situazione e di potersene liberare quando vuole. Con altrettanta buona probabilità lei resterà incinta per sbaglio e convoleranno a tristi nozze. Da evitare senza alcuna remora.



IL “MA MIA MAMMA”

            L’uomo “ma mia mamma” è una chicca assoluta. Solitamente dotato di una buona intelligenza ed anche di alti valori morali è stato vittima della madre sin dall’infanzia. Vive in un mondo fantastico in cui i panni sporchi vengono lavati, stirati e riposti da folletti, in cui la polvere si autodistrugge come i  messaggi in Mission Impossible, in cui il caffè la mattina esce da una macchinetta e raggiunge il letto con capacità di levitazione fuori dal comune. Quest’uomo è incapace di affrontare le difficoltà della vita perché ha vissuto protetto dalle ali materne per troppo tempo: sarebbe più un figlio che un compagno. Da prendere solo se si vuole appagare un forte bisogno di maternità. Considerate però che solitamente nel pacchetto prendereste anche la madre finché morte non vi separi (solitamente sono highlander, fate vobis). Se il sentirvi dire dal vostro compagno “Non è come lo fa mamma” e dall’eventuale suocera “Io farei così” non vi indispone e siete disposte in un lasso di tempo molto breve ad una convivenza a tre, prendetelo in considerazione. Io passerei.



IL POCO PRATICO

Il poco pratico è quell’uomo che vi invita ad uscire ma lì finisce tutta la sua capacità inventiva. Sarete voi a decidere cosa fare, quale ristorante scegliere, cosa ordinare, quale film vedere.  Se vi si dovesse fermare la macchina vi guarderà interrogativo sul da farsi. Se resisterete alla prima uscita, alla seconda non saprete più che dire se non parlare del tempo, delle mezze stagioni, delle rondini che non fanno primavera. Solitamente vi guarderà con occhi a cuore e penderà dalle vostre labbra e non metterà nemmeno in conto l’ipotesi che quello sia l’ultimo appuntamento. Ma, ad un certo punto, per quanto voi possiate essere una fonte inesauribile di storie e di cultura  e possiate occupare tranquillamente un 99% della conversazione, troverete un confronto con uno specchio più interessante. Da zero a dieci: Zero.



L’ASTEMIO

            Ecco, l’uomo astemio va evitato come la peste. O perlomeno lo evito io. Solitamente per far colpo ordinerà anche lui una chiara media per non sembrare da meno ma, mentre voi ordinerete la seconda, la sua sarà ancora da iniziare. E visto che far scaldare la birra dovrebbe essere inserito come ottavo peccato capitale, l’uomo in questione prende un Not Applicable in sei nanosecondi. In linea di principio applicherei questa regola alla mancanza di vizi in genere. Diffiderei se ordina un’insalata mista assieme ad un hamburger (a meno che non vi narri di intolleranze alimentari insormontabili e non presenti regolare certificato medico). Se non ordina le patatine fritte con senape, ketchup e maionese è uno che piega i vestiti prima del sesso. Diffidare, diffidare, diffidare.





IL FANTASMA (DELLA EX)

            L’uomo fantasma (della ex) è colui che in qualunque momento della conversazione metterà un aneddoto sulla sua precedente compagna. Quel graffio sulla macchina l’ha fatto la mia ex, quello è il mobile che avevo a casa con la mia ex, anche la mia ex una volta. Non vi rivelerà mai il suo nome di battesimo ma la chiamerà semplicemente “La mia ex”. Solitamente aggiungerà di essere molto fortunato ad essersene liberato e dettagli su quanto lei lo abbia fatto soffrire ma su quanto adesso sia un uomo nuovo. Non è vero, sta ancora sotto un treno. Se vi piace dategli appuntamento tra un anno in cima all’Empire State Building ma evitate il momento contingente, potenzialmente potreste diventare un surrogato.



IL FRESCO MOLLATO (DALLA EX)

Il fresco mollato (dalla ex) è parente stretto del fantasma (della ex) di cui sopra: sta sempre sotto un treno, decisamente confuso ma ha scoperto con sua enorme sorpresa di avere un fascino che non pensava (o aveva dimenticato) di avere. Con buona probabilità vi cercherà per la vostra testa e la piacevole conversazione ma sarà in continuo dubbio se sprecare con voi questo nuovo charme e alternerà appuntamenti molto interessanti con voi ad appuntamenti meno interessanti ma più appaganti per la sua autostima con donne oche, molto alternative o di facili costumi. E poi c’è la ex che gli causa attacchi violenti di labirintite. Consiglio di starne lontani o di rivedere quantomeno le proiezioni sul soggetto: il rischio è cadere nel labirinto dello “scegli me” che fa male all’autostima (la vostra questa volta) e da cui è molto difficile uscire se non con fobie del rifiuto molto accentuate. Doppio-scarpista (se non triplo) e con un ego in continua espansione. Troppo concentrato su se stesso, da maneggiare con estrema cautela.



L’EX

            Eh sì, a volte ritornano. Di solito lo fanno quando vi state ricostruendo un equilibrio, insultandovi e chiedendovi scusa a fasi alterne. Io consiglio di essere molto lucide. Lasciarsi non è facile, richiede tanta pazienza e tanta forza di volontà, è un vero percorso di disintossicazione. A volte sono state dette parole che sarà difficile, se non impossibile, dimenticare, a volte sono state fatte cose che si penserà di aver perdonato e che invece non si perdoneranno mai. L’amore quello invece potrebbe esserci ancora e, direbbe sempre il buon Liga, “l’amore conta”. E quando conta è difficile staccare la spina, si è sempre in attesa del miracolo. La memoria poi è strana quando si è soli, tende a far scomparire i momenti di angoscia, tristezza e frustrazione e a far emergere solo i momenti felici e i frammenti di futuro immaginato.  E ci si riprova. Ma una volta che si è scritta la parola ex si è rotto un meccanismo. Potete metterci un cerotto, cambiare una vite, oliare i dentini della ruota. Dura il tempo che durano le cose riparate e potreste trovarvi a chiedervi come mai l’orologio non va avanti e segna sempre la stessa ora dell’ultima volta.



IL FANATICO DEL FISICO

            L’uomo fanatico del fisico sarebbe perfetto se fosse un fanatico del vostro (e solo in certi momenti). Invece lo è del suo. La palestra è il momento culturalmente più alto della sua settimana, si depila, usa la cremina per il contorno occhi ed un etto in più può creare crisi internazionali da intervento dei caschi blu dell’ONU. Per quanto riguarda il vostro (di fisico), vi chiederà di unirsi a lui in questa crociata del benessere,  vi farà andare di traverso il filetto di baccalà strafritto (qualora riusciate a portarlo in una rosticceria). Da evitare a meno che non dobbiate mettervi a dieta,  periodo in cui la frequentazione potrebbe giovare. Con data di scadenza.



IL LAZIALE

            Questa è decisamente personale. Da evitare. Impedirebbe il tableaux con i giocatori della Roma e l’educazione dei figli non sarebbe gestibile.



IL FIDANZATO

            Se dovessi stilare una classifica si piazzerebbe tra i preferiti. L’uomo fidanzato è colui che vi fa la corte per un paio di mesi: è carino, cortese, sempre prodigo di complimenti, si fa sentire molto spesso, è in grado di parlarvi per ore omettendo il piccolo dettaglio di essere già impegnato. Solitamente questo particolare emerge improvvisamente quando capisce che voi, volendo, ci potreste anche stare.  Di solito sta decidendo se andare a convivere o ha iniziato una convivenza in cui voi siete l’unica valvola di sfogo per cui ancora non si è scatenata la guerra dei Roses a casa sua. Suggerisco una pronta fuga non appena scoperto. Può però diventare un buon amico una volta che tutti gli equivoci sono stati risolti.



IL QUARANTENNE IN CERCA DI MOGLIE

            Il quarantenne in cerca di moglie è ormai quasi un must. Viene da storie disastrose in cui è stato mollato, si innamora di voi in 10 secondi e dopo sei mesi vi chiede la mano. A meno di patologie psicologiche in cui vedervi in abito bianco, con i genitori che piangono sul primo banco della chiesa e gli amici che vi tirano il riso vi provochi reazioni da dipendenza da stupefacenti, eviterei il tipo. Diffiderei in generale da chi si innamora in 10 secondi ma del quarantenne in cerca di moglie in particolare.


IL QUARANTENNE IN CERCA DI DIVERTIMENTO

            Il quarantenne in cerca di divertimento è l’alter ego del suo coetaneo di cui sopra. Viene anche lui da storie disastrose ma ha promesso, Giovanna d’Arco dei nostri tempi, che nessuna donna mai più lo farà soffrire così. La sua massima aspirazione è fare le 4.00 in discoteca per convincersi di essere ancora giovane, fugge qualunque donna in grado di sostenere una conversazione e preferisce cervelli della dimensione di una nocciolina. Solitamente molto cerebrale, avrà il fascino dell’irraggiungibile ed ispirerà istinti da crocerossina per cui il vostro amore lo salverà dal baratro per scoprire un giorno che siete la donna della sua vita. Utopie. Lasciate perdere o perlomeno usatelo lo stretto necessario se siete in grado di svincolarvi.



IL QUARANTENNE CHE NON CRESCERA’ MAI

In realtà compreso in un’età variabile dai 35 ai 45, il quarantenne che non crescerà mai è altrimenti noto alle cronache come l’eterno Peter Pan. Ora, partendo dal presupposto che il personaggio del ragazzino vestito di verde mi sta molto simpatico, c’è da dire che l’originale stava comodo comodo nell’Isola che non c’è e non veniva a tediarci con i suoi complessi di crescita. Il soggetto in questione invece un po’ ci irrita. Solitamente in carriera (o completamente rapito da una passione poco remunerativa), lo riconoscete dall’abbigliamento molto giovanile, dagli impegni molto trendy o molto infantili ma soprattutto dal fatto che inizierà ad avere crisi di asma e gocce di sudore freddo nel momento in cui, dopo mesi di assidua frequentazione, pronuncerete la parola “fidanzati” (ma anche su uno “stiamo insieme” avrà dei mancamenti di notevole entità). Uscirà con i vostri amici solo se fanno parte del suo mondo, avrà impegni improrogabili in caso di matrimoni, feste di bambini e battesimi. La fuga è assicurata qualora gli capiti di incontrare i vostri genitori. Sarete sempre l’ostacolo tra lui e la sua (presunta) libertà. E sceglierà sempre la seconda. Da evitare come l’influenza a capodanno.


L'INDECISO
L'indeciso c'ha quasi 40 anni con età mentale tra i 18 e i 25. A differenza del quarantenne che non crescerà mai è semplicemente viziato ed incapace di scegliere o di rinunciare a qualunque cosa. Dal poker al calcetto con gli amici, tutto è più importante di voi. Che, per carità, un uomo senza interessi è peggio di una pasta scotta condita con un filo d'olio però visto che in medio stat virtus sarebbe carino che ogni tanto scegliesse voi. Nel senso che va bene l'indecisione ma se è indeciso se è single o accoppiato la cosa si fa un po' più complicata. Insomma, magari che vi scelga una volta al mese, senza eccedere. Ma se è una volta ogni lustro forse forse è ora che una decisione la prendiate voi. Alternativa valida anche un amante con cui occupare il tempo che vi lascia libero. Come nella famosa barzelletta: "Sabato sera se scopa, chi c'è c'è". Magari poi si decide.



IL CINQUANTENNE BELLO E PIACENTE

            Solitamente di una bellezza matura e affascinante, il cinquantenne bello e piacente butta ami ed esche un po’ qui e un po’ là. Divorziato o infelicemente sposato è alla ricerca di scintille e assolutamente refrattario ai legami. Se benestante vi prometterà mari e monti. Se sposato, lascerei perdere: personalmente sono contraria ai tradimenti. Se non vi turba sapere che stava chiedendo il foglio rosa quando i vostri genitori ancora usavano gli anticoncezionali e se siete in grado di viverla con sano disincanto, può essere un piacevole passatempo a costo zero. Se dotato di una personalità di spessore può anche diventare, con la sua esperienza, un buon amico e confidente, una volta chiarito che non sarete la sua “innocente” evasione: in tal caso, ve lo consiglio.

IL TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO
Il tipo tutto chiacchiere e distintivo è quello che si avvicina e si allontana ma per tutta una serie di motivi, da che è caduto dal seggiolone da piccolo o al fatto che ha lasciato la macchina in terza fila, parla un sacco e conclude niente. Solitamente maschio alfa, cerca di scardinare tutte le vostre diffidenze e perplessità e poi, una volta fatto, tira indietro la mano. Difficilissimo da interpretare e con un forte bisogno di appagamento della propria autostima, può essere un gioco interessante. Ma il gioco è bello finchè dura, e soprattutto fino a che  da giocatori non diventate giocattolo. Non siamo qui a pettinare le bambole, che il tempo delle Barbie è finito da un po’.

IL FUGGITIVO
Stretto amico del tipo di cui sopra, risulta molto similare con la differenza che generalmente è un maschio beta, che qualche cosa conclude ma subito dopo scappa. Ma torna, e riscappa. Abbastanza irritante in questo andirivieni, non è in grado di spiegarvi perchè scappa ma soprattutto non è in grado di spiegarvi perchè torna. E, cosa più importante, non sa spiegarsi perchè non resta. Arricchisce la schiera di gente confusa che popola il mondo ma se vi confonde nel senso di mettere in dubbio le vostre aspirazioni e potenzialità direi di lasciare perdere. Regalategli un paio di scarpe da jogging e tanti auguri.

IL VAMPIRO
O perlomeno il fatto che sia un vampiro è l’unica ragione valida per cui possa darvi appuntamento a mezzanotte. Che non so voi ma io a quell’ora sto già con mezza guancia sul cuscino. A meno di avere il numero del suo spacciatore è una storia che non può funzionare anche solo per il fatto che si vive su due fusi orari diversi ma sono certa che, andando a fondo, di fatti se ne potrebbero trovare in abbondanza. Ma non starei ad approfondire.

ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
Il soggetto in questione solitamente esce da una storia lunghissima (ma non sempre). E' tornato nel mondo dei single da cui mancava da un bel po’, non si ricorda chi era e non sa cosa è diventato e l'ultimo ricordo di se stesso come individuo singolo risale a 10 anni prima. Insegue il bianconiglio non sapendo né dove lo sta portando né dove vuole andare. In realtà vede conigli di un po’ tutti i colori e non sa quale inseguire. Da  una parte cerca il grande amore, dall’altra piacevoli intermezzi. Un altro molto molto confuso. Siate Brucaliffo, dategli due indicazioni stradali e aspettate di diventare farfalla. 

IL FAN
Il fan è quello che ha già deciso che starete assieme per sempre pur conoscendovi da 10 secondi. E cerca di convincervi di questo fatto con pressante costanza ma si incastra in problemi relazionali non indifferenti. Solitamente si riconosce facilmente perchè genera orticaria, evitare a meno che non si senta l’incontenibile necessità di aumentare il proprio ego.

IL VECCHIO AMICO
E’ un classico della letteratura e della filmografia, il vecchio amico che scopre improvvisamente di provare dei sentimenti per voi. Sempre che la cosa non sia ricambiata perché allora ci ritroviamo già all’epilogo di Harry ti presento Sally con “It had to be you” in sottofondo. Ma se la cosa è univoca è una vera iattura. Difficilissima da gestire, il consiglio è di parlare chiaramente sin da subito. Se è amicizia vera, dopo un necessario allontanamento, si tornerà a casella zero, prima o poi.

IL "C'AVESSI 10 ANNI DI MENO"
Un tempo si sarebbe chiamato un CBCR (Cresci Bene Che Ripasso) con l'unico problema che, a meno di patti con il diavolo se lui cresce tu invecchi, il "c'avessi 10 anni di meno" è ovviamente una persona molto più giovane di voi (ma tanto più giovane di voi) che però sarebbe perfetta per voi. Ma purtroppo se la matematica non è un'opinione, non lo è nemmeno l'età e si deve essere anche realisti. Se ne riparla nella prossima vita, magari lasciamoci un memo per sicurezza.

IL PLASMATORE
Uomo con poca personalità che è convinto di averne molta. E già per questo sarebbe da evitare. Sceglie persone o più piccole o più stupide o più deboli e cerca di plasmarle a sua immagine e somiglianza (sì, c'è un po' di delirio di onnipotenza).
Dopo mesi e anni spesi a modellare, improvvisamente si rende conto che non è riuscito a creare quello che voleva (spesso e volentieri perchè queste persone per non si sa quale intervento divino, improvvisamente si rendono conto di avere una propria forma).  E passa al prossimo materiale grezzo. Seriale. Fuggire. Veloci. Anche perchè essendo un pessimo artigiano ci lascia un sacco di incrinature che fanno male quando si rompono. Però, una volta rotte, torneremo alla forma originaria e tutto sarà più semplice.

IL DROGATO
Il drogato è quello che a un certo punto viene colto da quelle che appaiono come crisi d'astinenza con sudorazione fredda e polso accelerato. Da cosa dipendano è mistero. Cosa certa è che ad un certo punto vi dirà frasi del tipo "con te pensavo di poter smettere quando volevo" o "mi devo disintossicare".  Per poi tornare dopo poco. E poi riandare. A meno che davvero non gli stiate mettendo della benzodiazepina nel caffè la mattina, essere associati ad una droga o a una sostanza intossicante non è propriamente ottimo per l'autostima. Un bel biglietto da visita del Sert più vicino e risolti tutti i problemi.


IL NON PRONTO
E' quello che al primo appuntamento si sente in dovere di dirvi che non è pronto ad una storia. Di solito ve lo dice dopo l'antipasto per essere sicuro che non vi facciate troppe aspettative sul domani ma, qualora possibile, si possa concludere qualcosa nella serata. Il fatto che voi non sappiate nemmeno come fa di cognome e che, magari magari, non siate pronte voi ad una storia con lui non gli passa nemmeno per l'anticamera del cervello. Come il fatto che magari dall'antipasto al dolce vi possa anche stare sulle palle. Lasciatelo con questa illusione. Non è bello svegliare i sonnambuli e spesso è anche pericoloso. Dategli un numero di telefono falso e, possibilmente, fatevi pagare il conto.




IL SENZA SE E SENZA MA

Questo è in assoluto il più difficile da affrontare. E’ quella persona, con buona pace della statistica, piovuta dal cielo, in cui per la prima volta vi capiterà di non trovare nessun MA. E una congiunzione avversativa in più o in meno può fare la differenza. Non ci saranno segnali di pericolo che si materializzeranno sulla sua testa e troverete il tempo passato assieme assolutamente piacevole. E tanto vi stupirete di tale situazione che andrete ad indagare certosinamente alla ricerca di quel MA che vi metterebbe a posto con la coscienza e vi permetterebbe di archiviarlo con disincanto e tranquillità.

Potreste incontrarlo nel momento sbagliato della sua vita. Se invece in quello giusto si è molto fortunate. In entrambi i casi ci vorrà molta pazienza. Soprattutto verso se stesse. Il senza se e senza ma risveglia cicatrici e paure. In un caso o nell’altro (momento giusto o momento sbagliato), il senza se e senza ma vi costringerà a rivedere tutte le certezze accumulate in anni di duro lavoro. Vi obbligherà ad accettare nuovamente sensazioni ormai sopite, vi chiederà di togliervi pezzo per pezzo una corazza pazientemente costruita. Il momento difficile non sarà capire se per lui potrebbe valere la pena di provare nuovamente a vedere se “chissà se va” ma decidere di essere di nuovo vulnerabili.

Perché non è detto che vada bene. Perché niente è semplice. Ma una volta che siete in ballo vi tocca ballare. Chiudete gli occhi e tenete il tempo, direbbe sempre Ligabue.

Per cui, qualora incontriate il senza se e senza ma, e soprattutto ne siete proprio sicure (a volte è facile confondersi), andatevelo a prendere.

Potrà andare benissimo, essere semplice, lineare ed immensamente meraviglioso.

Ma, se andrà male, non rimanete incastrate nell’eterna attesa dell’impossibile. Non sarà facile cogliere il sottile confine ma capirlo è più facile di quello che sembri. Quando vi renderete conto che in questo gioco state perdendo la dignità, quello è il momento di mollare.

E se vi sembrerà di provare un dolore insormontabile, fermatevi un momento a ragionare: non vi eravate innamorate del senza se e senza ma, ma dell’idea di quanto di meraviglioso avreste potuto fare assieme. Il che poteva essere verissimo, sareste stati potenzialmente una coppia da fuochi d’artificio, una di quelle coppie che avrebbe ridato fiducia a tutto l’universo mondo. Ma nella vita un conto è quello che si chiede, un conto è quello che si ottiene.

Se non avete nemmeno cominciato a mettere un mattone di quel futuro meraviglioso, non c’è niente da superare. Se siete passate indenni attraverso una separazione dopo anni di fidanzamento, convivenza o matrimonio, dopo tradimenti o parole appuntite come pugnali e siete state in grado, nonostante tutto, di vedere qualcosa di buono in qualcun altro e di permettere a questo qualcuno di entrare, per un attimo lungo a piacere, nel vostro uovo prossemico... be’, direi che è una gran bella notizia e supererete anche il senza se e senza ma.

Con un sano rodimento per il “poteva essere ma non è stato”, senza alcun timore di smentita.

Se era il senza se e senza ma MA non vi ha voluto o potuto amare, direi che questa è la congiunzione avversativa che fa la differenza. Per cui entra di diritto nel palmares dei torsoli.

Siate voi l’asticella e non scegliete un uomo che non ne sia più che consapevole. Quando arriverà ci metterà un minuto a capire che non vorrà perdervi, senza se e senza ma.

L’attesa sarà difficile, in qualche caso lunga, in altri forse eterna. 

Ma, comunque sia, come diceva mia nonna, se sono rose fioriranno. 

NOTA DELL'AUTRICE 

Chi ha letto il libro e parte delle descrizioni di cui sopra qualche volta mi ha detto di non essere stata in grado di inserire il proprio uomo e/o un uomo che frequentava in una categoria. 
Opzioni possibili:

a) Non ho avuto il piacere di interagire, direttamente o indirettamente, con la categoria in oggetto. Ogni tanto una botta di culo capita a tutti.
b) vi ha detto fortuna e avete trovato un senza se e senza nessun MA. Brave. Applausi. Tenetevelo stretto chè vale come un 6 al Superenalotto e segnalatelo al WWF.
c) l'uomo in questione ha caratteristiche di molti dei soggetti. Insomma, se presenta diverse caratteristiche in contemporanea e/o in momenti successivi nel tempo, si chiama CASO CLINICO. Nel caso, chiamare il Centro di Igiene Mentale.

giovedì, maggio 08, 2014

Corsi e ricorsi



I corsi e ricorsi storici non sono una leggenda metropolitana.

E Vico non era fatto di LSD quando ne parlò.

I corsi e i ricorsi storici sono un modo in cui l’universo riavvolge il nastro degli eventi . 
Una sorta di rewind e fast forward con play schiacciato in un punto a caso.

E che, nel caso specifico, ti fanno tornare per un attimo ad un 93 che, a rigor di logica e cronologia, era nel secolo scorso. Nel millennio scorso.
Un viaggio di 20 anni nel solo spazio di 15 giorni.

Ci ha lasciato Boskov.   
L’allenatore di una Roma che contava nell’undici  titolare Benedetti, Bonacina e Piacentini. 
La Roma che vide l’esordio di Totti in quel di Brescia. La Roma che vinse 2-0 all’Olimpico contro il Milan dei record (e inflisse a quelli che allora sembravano invincibili la prima sconfitta in una gara ufficiale, prima che una punizione di Asprilla 10 giorni dopo sancisse la fine di un’epoca anche in campionato).
E allora forse il Venerdì della Liberazione non era il Milan dei record, anzi forse ne era la peggior caricatura, ma un 2 a 0 in casa contro il diavolo rossonero non può non riportare a quella sera, soprattutto quando il mister ci lascia a 48 ore di distanza.

Anche per la dinamica del primo gol, sotto la Nord, ora come allora. 

Pjanic come Caniggia, si parva licet. 

Una volata spinta dalla Sud. 

Allora, ricordo come fosse oggi, sembrò che fosse stato l’”Ohhhhh” della Sud a spingere l’argentino che volò come il vento.
Ad essere onesti la cronaca del gol di Miralem dalla Sud può essere riassunta in “Dai sta palla, cazzo....passa sta palla....ndo cazzo vai....passalaa....GOOOOOOOOOOOLLLLL”.

Però anche in questo caso, giurin giurello, la partecipazione è stata massiccia, in quello che, anche solo intuendolo, è stato forse il gol più bello della stagione.

E quando segna Gervinho, fa un po’ il Muzzi dell’epoca, uno era carrozziere, questo tendina ma sempre di automobili e accessori si sta parlando.

Il diavolo farà le pentole ma non i coperchi, è noto ai più. 

Corsi e ricorsi.

E poi si va a Catania. 
E se vogliamo parlare di corsi e ricorsi, è sempre lì che ci si prova a giocare tutto. 
Come nel 2008 che ci fece tricolori per un'ora.

Corsi e ricorsi.

Fu proprio dopo Catania – Roma che lo scorso anno prese vita il Teorema del Limite Centrale che già in sè conteneva i dettagli della fine di questa stagione.

Da Gennaio dell’anno scorso è cambiato tutto ma, come in tutti i teoremi, ci sono gli assiomi:

Catania è un campaccio, sembra che questo 7 a 0 lo dovremo scontare ancora per ennemila anni, roba che neanche Zeus con Prometeo si è accanito tanto.
Tutti col veleno. Loro. Noi sembra che stiamo andando ad una gita con i compagni delle elementari.”

Ed anche la risultante poco si discosta:

“Il vero nodo della questione è che il tuo problema diventa un mio problema, perchè il tuo problema mi fa andare di traverso l'intera settimana entrante e non ne sono propriamente entusiasta.”

Corsi e ricorsi.

E se abbiamo cominciato con un 93 che stava lì a guardarci con paterno affetto, chiudiamo definitivamente questo campionato un po’ come 21 anni fa, con qualche rimpianto forse, ma con una volata superiore a tutte le aspettative, risorti da un momento difficile come era allora e lottando fin che le forze ce lo permisero e con quel fare testaccino che a noi piace tanto.

In questo viaggio fra i ricordi, ho aperto la scatola delle memorie e recuperato un Guerin Sportivo del 1993 dove una Valentina quattordicenne, scriveva al Direttore Bartoletti una lettera d’amore per la Roma dell’epoca, subito dopo la finale con il Torino. 
Che a 21 anni di distanza mi fa ridere pensare che le mie coetanee a quei tempi scrivevano a Cioè con amori impossibili e domande improbabili. 

La quattordicenne di allora scriveva, al termine di una lunga dichiarazione d’amore datata 19 Giugno 1993: 
“I secondi non restano alla storia ma sicuramente per sempre nei nostri cuori. Grazie Campioni”.

La trentacinquenne di oggi scriverebbe la stessa cosa. Allo stesso Amore di allora.

E mo’ trovateme una che scriveva a Cioè che può fare la stessa cosa.