mercoledì, novembre 28, 2012

Il mistero degli accendini


Ci sono molti misteri a cui la scienza non ha saputo  dare ancora una risposta: gli ufo, i cerchi nel grano, il calendario Maya, Atlantide, l’utilità delle zanzare, il proyecto di Luis Enrique ma il mistero più grande, la cui risoluzione mi preme urgentemente trovare, è quello della scomparsa degli accendini.

Tocca trovare una spiegazione: personalmente ho sviluppato questa teoria per cui gli accendini tendono a smaterializzarsi dalla tua tasca, dalla tua borsa e dai tuoi cassetti per materializzarsi nella tasca, borsa o cassetto di qualcun altro.

In senso assoluto ciò dovrebbe garantire che il numero di accendini nel mondo sia costante ma, a volte, deve succedere che qualcosa non funzioni nel meccanismo o che non tenga in considerazione le necessità e i tempi di utilizzo, altrimenti non mi spiego come sia possibile che, se fino a ieri avevi la certezza di avere 4-5 accendini in casa, ti ritrovi, dopo averla smontata (la casa), ad accenderti la sigaretta con la macchina del gas.

Potrebbe essere che la smaterializzazione e la ri-materializzazione non siano contestuali e che questi accendini rimangano per un tempo tendente da zero a infinito in una dimensione parallela.

Potrebbe anche essere colpa degli alieni o degli umpa lumpa a dirla tutta.

Ma la teoria del passaggio di proprietà dimensionale è secondo me l’unica che spiegherebbe come mai, dopo 24 ore dalla succitata scomparsa, sia spuntato da una mia borsa un bic, di cui rinnego l'acquisto, che recita un assai equivoco e malizioso “Suck my lollipop”.



Oppure gli alieni e gli umpa lumpa hanno un gran senso dell’umorismo.

Mistero, signori miei. Mistero.

lunedì, novembre 26, 2012

23 è maggiore di 20

Ci siamo: il ritorno del mister a Pescara. 
Che ha cambiato allenatore, già brutto segno. 
Che ha preso un ex laziale. Pessimo segno. 
Se poi quel laziale è Bergodi, bisognerebbe inventare un superlativo di pessimo.

Una di quelle partite per cui i giornalisti hanno già decine di titoli pronti per l'uso: "Uno zemaniano Pescara affonda la Roma di Zeman", "Bergodi vince il suo personale derby" e chi più ne ha più ne metta.

Una di quelle partite che già sai che non hanno niente di nuovo.

Ma qualcosa di nuovo c'è.

Non ci si crede.
Giochiamo con il sole. 
E non solo alle 15, che già è un evento, proprio con il sole: nè fulmini, nè saette, nè pozzanghere malandrine, nemmeno una nuvoletta di Fantozzi.

E quindi tutti a pensare: altro che tristi presagi! 
Bergodi pare mio nonno e daje che con questo sole e il campo asciutto oggi vediamo Zemanlandia. 
Tutti sul divano a vedere quegli 8 sulla linea di centrocampo attendere un fischio al grido di "oggi non si fanno prigionieri".

Che poi a dire il vero, questo fischio iniziale l'ho visto proprio al volo, risvegliata da un sonno profondo sul divano dei miei, perchè, se la vogliamo dir tutta, la partita alle 15 vuol dire anche pranzo domenicale a casa. 

Tu pensa, proprio oggi che stiamo per scatenare l'inferno, l'inizio mi trova ancora con il segno del cuscino sulla guancia e lo sguardo desideroso del caffè bollente che mamma premurosamente ha già messo sul fuoco.

Daje si comincia, non fatevi ingannare dall'occhio ancora mezzo chiuso, ci sono e conto su di voi per risvegliarmi dal torpore.

Daje, daje, daje.

Neanche il tempo di cominciare, neanche il tempo di bere il caffè che già dopo 5 minuti il capitano tira una mina dritta sul portiere che respinge corto e Destro segna.
E soprattutto Destro segna e non si leva la maglietta: si vede che l'esperienza, di cui non riesce a far tesoro quando entra dal barbiere e chiede il taglio, almeno per questo serve a qualcosa.

Daje, uno a zero dopo 5 minuti, oggi botti a colori. 
Che ancora sto un po' assonnata nonostante lo zompo inaspettato.

E allora siamo lì, aspettiamo inserimenti, discese sulla fascia, uno-due, triangoli, dribbling, corse sfrenate alla Forrest Gump. 
Daje che aspettiamo. 
Daje che stiamo tutti pronti e fomentati. 
Daje che oggi ci divertiamo.
Ma daje che daje che daje....ci deve essere un problema perchè qui la palpebra più che sollevarsi continua ad abbassarsi, il gomito sul bracciolo dà segni di cedimento, posticipo anche il borghetti perchè altrimenti la cecagna è assicurata.

Niente. 
Nè gioco, nè emozioni, pure Osvaldo dorme allegramente in mezzo all'area, ora non potrò fare due minuti di pennica aggiuntiva anch'io? 

Anche la strategia principe della giornata "Totti tira sul portiere che tanto respinge corto" pare avere qualche lacuna perchè se lui tira e poi non c'è nessuno a raccoglierla ci dev'esser stato un problema di comunicazione a monte. 
Che poi a Trigoria, mi dico, devono aver montato le porte da rugby, altrimenti non mi spiego come si possa nel prosieguo, con così certosina precisione, mancare lo specchio ad ogni tiro.

Il primo tempo si chiude così, tra occasioni buttate e schemi mancati, le chiacchiere tra primo e secondo tempo sono l'unica cosa che mi trattiene dal ritornare per qualche minuto alla pennica mai del tutto interrotta. Ma siamo fiduciosi, nel secondo tempo cambierà tutto. Prendiamoci anche questo borghetti che l'ottimismo è il sale della vita.

Si ricomincia, daje, daje, daje.

Daje de tacco, daje de punta, daje di qualcosa ma ti prego, gioca un po' a pallone. Ma oggi sembra come chiedere al PD di dire qualcosa di sinistra, sarà una sorta di connessione cosmica con le primarie in corso ma d'improvviso il duello Bersani-Renzi sembra più interessante di quello tra Balzano e Balzaretti.

Che poi, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, è anche vero che il 2-0 chiama il 3-2. 
Forse è meglio che non ci proviamo. 

Però a dirla tutta è anche il Pescara che non ci prova e quando ci prova non è che gli riesce proprio bene. Ma con la Roma non è detto mai, qui ci sono almeno 8 giocatori che non hanno mai segnato in serie A, l'occasione fa l'uomo ladro e noi con i furti di gol di sconosciuti potremmo compilare una trilogia degna del Signore degli Anelli.

E infatti il brivido al 70mo scorre gelido sulla schiena. Weiss si invola, più solo di Tabacci al suo seggio, verso la nostra porta. Ma, sarà il nome che porta, non solo la fermentazione è alta ma pure il tiro. Ma non è che si incontrino sempre ste pinte, c'è da farsi qualche domanda se lasciamo gli stessi spazi a qualcuno con i piedi un'inticchia più buoni. Ma possiamo pure porcela domani. Adesso tocca tenere botta che non si è mai visto che reggiamo 85 minuti con un esiguo vantaggio.

Infatti i minuti corrono, e adesso ci svegliamo: non per il gioco, sia mai, ma perchè più si avvicina il 90mo e più si avvicina il momento della rimonta, è matematico. 
E poi, continuiamo a ripetere tutti, Zeman non vince mai 1 a 0.
Non ha mai nemmeno messo due centrocampisti per due attaccanti a voler esser onesti ma non illudiamoci.
Anche l'entrata di Caprari, ennesima giovane promessa da marinaio del nostro vivaio, lascia presagire il danno e la beffa. Romano e romanista, non vede l'ora di aggiungersi alla lunga lista di romani e romanisti che tirano fuori il veleno quando incontrano la Roma e i romanisti.

E invece triplice fischio, pure sto giro senza aver preso gol, vinciamo uno a zero.  
A memoria non ricordo quando sia successo l'ultima volta. 
Forse c'era Capello. Forse Ottavio Bianchi. 
Va be', è roba da amarcord. 

Non è Zemanlandia, non è Roma-champagne ma sono 3 punti. Che non mi fanno schifo.
Che, a memoria di tifoso, c'è sempre quel momento in cui avremmo detto "Eh, se non avessimo buttato quei 3 punti a Pescara". 

E invece mettiamoli a bilancio, che 23 è maggiore di 20.


giovedì, novembre 22, 2012

Tutta colpa dei Robinson





Mi hanno detto che questo blog dovrebbe parlare anche di altro, come tutti i flussi che si rispettino. Un po' come il libro. E' vero, nel libro parlo un po' di tutto. E la Roma fa parte del mio tutto, me ne darete atto. Per cui perdonatemi se mi sono soffermata sulle vicende giallorosse, tralasciando le mie.

E allora parliamo un po' dei retaggi che ci portiamo dietro, delle mille convinzioni e consapevolezze che fanno parte del nostro essere, o perlomeno del mio.

C’è chi sostiene che, a molte donne della mia generazione, la vita l’abbiano rovinata Cenerentola e Candy Candy. La prima con la storia del principe azzurro, l’altra con quell’istinto da infermiera e crocerossina che ci convince che il nostro amore sarà in grado di curare e cambiare l'immutabile. E aggiungerei anche con l'assai triste sottomessaggio di ascesa sociale che un buon matrimonio porta con sè.
E posso dire, con sicura certezza, che quest’ipotesi non è del tutto sbagliata.

Anche se a me personalmente l’hanno rovinata i Robinson.
Perchè se e quando ti pensi in coppia, quella coppia te l'immagini e pensi come vorresti che fosse.

Altro che Dante e Beatrice, Paolo e Francesca, Antonio e Cleopatra, Ranieri e Grace Kelly. 

La mia coppia preferita  rimane quella composta da Claire e Cliff Robinson.

Uno di quelli accostamenti che guardi e dici "Certo, però, vorrei proprio essere così".
Ed è vero che fanno parte di una serie televisiva ma a ben vedere ne fanno parte anche Ridge e Brooke e qualche differenza, così ad occhio, la noterei. E comunque non mi fanno lo stesso effetto nè la famiglia Bradford nè Genitori in Blue Jeans.

Semplicemente Claire e Cliff sono una coppia bella da vedere e bella in cui immaginarsi. Magari non facilissima da costruire, un po' al di fuori degli schemi ma che mette allegria e fiducia.

Personalmente, nelle mie manie tassonomiche, divido le coppie che conosco in due categorie:

1) Le coppie che mi fanno rimpiangere di essere single
2) Le coppie che mi fanno benedire il fatto di essere single

Le prime sono quelle che sanno ancora di qualcosa, quelle in cui noti sguardi complici, risate sincrone, manie complementari.
Le seconde quelle in cui tutto questo non solo non lo noti ma se fai attenzione scorgi o una desolante indifferenza o gesti di rabbia, insofferenza e occhiate che di tutto sanno, tranne che di complicità.
E allora non penso di essere così strana se cerco di trovare qualcuno che mi permetta di costruire "il modello uno" e se rifuggo chiunque mi dia l'impressione del "modello due".

Perchè come andrà lo sai sin dall'istante zero. 
Non sai SE andrà ma il COME lo sai immediatamente.

E allora vi lascio Cenerentola e Candy Candy (e la loro incrollabile certezza di riuscire, con volontà, fatica, sudore e qualche esaurimento nervoso, a cambiare il 2 in 1, un giorno o l'altro).

Io mi tengo stretti Claire e Cliff.

mercoledì, novembre 21, 2012

Sporchi, maledetti e subito (e soprattutto 3)



E va be’, pure sto Monday night ce lo siamo levato dal calendario. 

Per non saper né leggere né scrivere, si ribaltano tutti gli schemi scaramantici, si cambia percorso, mezzo, ci si incontra dentro, a orari diversi. 
Ci si scola anche una birra a stomaco vuoto così, assieme ai draghi, si rischia di vedere anche un minimo di gioco.
E, anche annebbiata dal luppolo, difficile dare una valutazione, partita senza infamia e senza lode, di quelle che sin dal principio ti sembra non abbiano niente da offrire.

Non c’era patema d’animo quando noi avanzavamo ma la rassegnata consapevolezza che qualcuno dei nostri avrebbe tirato:
  • Sopra la traversa
  • Sui tabelloni della pubblicità
  • Addosso al portiere
Quando avanzavano loro, stranamente, non si sussultava sul seggiolino, anzi si discuteva con il vicino su
  • come si chiamava il 25 del Torino che proprio non ci veniva in mente
  • chi era in procinto di risorgere tra Bianchi e Meggiorini
  • come Piris avesse potuto vincere una Libertadores  visto che non potrebbe fare neanche il terzino bloccato al Subbuteo
E succede così che passano 70 minuti e  alla fine uno 0-0 ci sembra un risultato onorevole,  alla fine non ti sei fatto segnare ma soprattutto non ti sei fatto rimontare, probabile che stasera si vada a dormire senza troppi rodimenti.

E invece, mentre stai tranquillamente navigando verso l’accettabile, ecco che vedi una mischia che ti risveglia dal torpore e, appurato che a rugby hanno già giocato…fosse che….toh! Rigore. “Generoso” mi scrivono da casa. “Chissene” penso ma soprattutto…mica tirerà Osvaldo? Perché, conoscendo i polli, peggio di un rigore regalato e sbagliato c’è solo un rigore regalato e sbagliato dall’attaccante che hai schierato al fantacalcio. Come da tradizione consolidata negli ultimi 24 anni, metto la testa tra le gambe e aspetto di sentire se dai vicini parte un urlo di gioia o una sequela di insulti. E grido di gioia è stato. 
Indi per cui, se ora si vince, ora comincia l’ansia. 
Del pareggio, della rimonta, della sconfitta. Che triste destino.
Ma pare che oggi la ruota giri e va a finire che sul tiro della disperazione il povero Gazzi decida di metterci del suo e di mandare la palla dritta dritta nella sua porta. 
Un atto di generosità senza dubbio, un’opera di bene di cui saremo eternamente grati.  Gratitudine solo al triplice fischio perché in 4 minuti di recupero può succedere di tutto, ci diciamo quasi a volerci precocemente consolare. 
E invece, triplice fischio. Pare sia finita.
Increduli, sentiamo pure “Grazie Roma”, che ultimamente è talmente evento raro che non ti ricordi più se ci sentiamo uniti anche se non ci conosciamo o amici anche se siamo lontani o viceversa, per sicurezza me la sento e me la canto tutta.

Tecnicamente definiamola “sculata”, oggettivamente sono 3 punti in più e di questi tempi non si butta niente. 
Sporchi, maledetti e subito.

ah, il 25 del Torino si chiama Glik.